Costituita pochi anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la Fiera Campionaria Internazionale di Trieste rappresentava allora la concreta volontà di ricostruzione di una città segnata dalle spartizioni territoriali del dopoguerra e ha ospitato per circa mezzo secolo numerosi eventi di caratura nazionale e internazionale.
A partire dalla fine degli Anni Duemila, però, Trieste ha avviato una ri-lettura e ri-calibrazione delle direttrici del proprio sviluppo con la valorizzazione di spazi in continuità con il fronte mare e la recente re-integrazione del Porto Vecchio nel tessuto urbano, rendendo necessario ripensare alla funzionalità dell’area della Fiera con un nuovo progetto di valorizzazione del comprensorio.
Nel 2017 MID Group KSD ha acquistato all’incanto dal Comune di Trieste l’intero comprensorio affidando lo studio di fattibilità per la riconversione dell’area alla Associazione Temporanea di Professionisti (ATP) composta da Mads & Associati, Studio Zerbo e Studio Zadnik.
Il progetto qui presentato e non realizzato, riguardava una superficie di circa 15.000 metri quadrati occupata da un insieme di edifici di grandi dimensioni e da un’area scoperta con due accessi, completamente sgomberabili per permettere il rimodellamento dell’intero spazio e l’auspicato collegamento funzionale con le aree urbane circostanti.
Coerentemente con gli strumenti previsti dal Piano Regolatore Generale del Comune di Trieste e con le richieste del Committente, Studio MADS ha idealmente suddiviso l’area in tre lotti di intervento con funzioni separate – alberghiero, commerciale e residenziale – accessibili dalla viabilità urbana, da un nuovo sovrappasso e da attraversamenti pedonali longitudinali e trasversali.
Principi guida nell’organizzazione degli spazi sono stati l’accessibilità del comprensorio da più direttrici, la connettività tra diverse aree fruibile da veicoli e pedoni, la vivibilità e la permeabilità dei suoli garantite dagli spazi verdi.
Sul fronte volumetrico, il progetto ha voluto privilegiare il frazionamento dei volumi commerciali valorizzandone la visibilità e la fluidità tra spazi interni ed esterni mentre ha reso i più importanti volumi residenziali e ricettivi addolciti da una facciata vetrata su profilo curvo e movimentati dalle diversità dei materiali utilizzati; ha voluto garantire l’autonomia funzionale dei singoli volumi fuori terra dotandoli di parcheggi interrati di pertinenza; ha enfatizzato l’ariosità dell’insieme rispetto al contesto cittadino circostante mediante spazi aperti posti a diverse quote e ad un circuito perimetrale alberato.
Obbiettivo apertamente ricercato e declinato in ogni dettaglio è stato quello di permettere nuovi dialoghi architettonici tra il vecchio e il nuovo tessuto urbano con l’auspicio che ne potessero seguire nuovi circoli virtuosi di riqualificazione per la città.
Per approfondire:
Un curioso video storico della Fiera, datato 1962 dall’archivio dell’Istituto Luce